ETICHETTE CHIARE CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE

Dal 13 dicembre 2018 è entrata in vigore l’ultima parte del Regolamento Ue n.1169/2011; grazie a questo passaggio sulle etichette alimentari ci saranno nuove indicazioni e scritte in modo più evidente, sia sugli alimenti confezionati che su quelli sfusi.

Il regolamento infatti introduce nuovi obblighi per chi produce e commercializza prodotti alimentari. Molte di queste novità sono importanti per valutare la qualità di un alimento e per delinearne il valore nutrizionale.

Eppure a volte le etichette possono trarre in inganno e contribuire allo spreco alimentare; ne è convinto il CONSUMER GOODS FORUM, organismo che riunisce le maggiori aziende del mondo appartenenti al settore dei beni di consumo.

Secondo il Regolamento europeo le etichette saranno più facili da leggere in quanto tutte le indicazioni obbligatorie sulle etichette saranno scritte con caratteri più grandi e visibili.

 

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Per quanto riguarda l’eventuale presenza di allergeni non basterà più indicare ogni sostanza che può provocare allergie o intolleranze, ma bisognerà specificarne in modo chiaro il nome o la denominazione e indicarli sottolineati o in grassetto, insomma con una maggiore evidenza.

L’etichetta nutrizionale non è più un optional

Su tutti i prodotti alimentari dovranno essere riportati l’apporto calorico, il contenuto di grassi, carboidrati, proteine, zuccheri e sale. Le calorie saranno espresse sia in kilojoule (simbolo kJ) che in kilocalorie (kcal) e si riferiranno a 100 grammi o 100 millilitri di prodotto. Ma possono anche essere indicate quelle riferite a un’unità di prodotto (ad esempio, un solo biscotto) o per porzione indicando ovviamente la dimensione della porzione.

Ma le novità non finiscono qui: sulle etichette troveremo altre specifiche come la presenza di grassi e la quantità di acidi grassi saturi.

Purtroppo la tabella nutrizionale non è prevista per gli alimenti le cui confezioni sono troppo piccole (meno di 25 cm quadrati), per frutta e verdura freschi, e anche per gli ingredienti non trasformati o “semplici” (come farina, acqua, sale, zucchero, the, lievito, aceto).

spreco alimentare

Il problema sta nella data di scadenza

Il CONSUMER GOODS FORUM punta il dito sulle indicazioni della data di scadenza che andrebbero uniformate nei vari Paesi e semplificate per evitare che si possa creare confusione nei consumatori.

Il dubbio infatti può nascere dalla presenza di due differenti diciture:

  • la DATA DI SCADENZA OBBLIGATORIA riportata sulle confezione con la dicitura “da consumare entro” oltre la quale i cibi più facilmente deperibili (come latte, formaggi, carne, ecc) non sono più sicuri per la salute ed è quindi bene non consumarli;
  • il TERMINE MINIMO DI CONSERVAZIONE riportato sugli alimenti con la dicitura “consumare preferibilmente entro” che riguarda solo le caratteristiche organolettiche dell’alimento.

Purtroppo non tutti i consumatori conoscono a fondo la differenza di significato delle due diciture e, anche secondo uno studio UE, molti consumatori sono indotti a gettare alimenti ancora commestibili.

Il fatto che gli alimenti superino il termine minimo di conservazione non li rende dannosi per la salute.

Come fare per evitare questo eccessivo spreco alimentare? Secondo i dati FAO vengono infatti sprecate 1.3 miliardi di tonnellate all’anno di alimenti ancora commestibili. Certamente una corretta informazione e divulgazione verso i consumatori può fare molto; una seconda alternativa potrebbe essere quella di eliminare la dicitura “consumare preferibilmente entro” lasciando il consumatore libero di decidere se consumare l’alimento basandosi sull’aspetto, la consistenza, l’odore, il sapore.

Del resto è una valutazione che già facciamo su una moltitudine di prodotti, basti pensare ai prodotti freschi dell’ortofrutta, quelli non lavorati, per i quali l’indicazione del termine minimo di conservazione è facoltativo.

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