Le ispirazioni dello Spirito Santo

Proseguiamo le riflessioni tratte dal piccolo libro “alla scuola dello Spirito Santo” di Jacques Philippe addentrandoci nel campo delle ispirazioni dello Spirito Santo, come capire se lo Spirito ci sta parlando, come sollecitare le mozioni del cuore, quali azioni mettere in pratica per poter ascoltare la voce di Dio.

Un piccolo sunto degli articoli precedenti:

  1. Introduzione al libro “alla scuola dello Spirito Santo” un libricino di sole 58 pagine più alcune di appendice in cui l’autore spiega cosa significhi accogliere e mettere in pratica le ispirazioni dello Spirito Santo, la via più breve per la santità secondo la santa Suor Faustina.
  2. Come si diventa santi: qui spieghiamo come, prima di addentrarsi nel tema delle ispirazioni dello Spirito, che inizieremo in questo articolo, occorre prendere coscienza che la santità non può essere raggiunta con le nostre forze…per ben due motivi!
ispirazioni dello spirito santo

Dopo che abbiamo detto il nostro “Sì” a Dio, che abbiamo scelto di non volerlo mai più offendere e, quindi, che desideriamo essere santi (attenzione, non perfetti, che è ben diverso!), dopo che abbiamo preso consapevolezza che il primo passo è quello dell’umiltà, non resta che aprire le orecchie (anzi il cuore) alle ispirazioni dello Spirito Santo.

Non dobbiamo dubitare che Dio concederà ad ognuno le ispirazioni necessarie per la santificazione. Cosa permette la loro manifestazione?

Cosa dobbiamo fare per poter sentire le ispirazioni? Come trarne beneficio? Ecco che Jacques Philippe ci suggerisce un certo numero di condizioni che favoriscono la manifestazione delle ispirazioni:

  1. PRATICARE LODI E RINGRAZIAMENTI quello che ci impedisce di ricevere grazie abbondanti da Dio è il non riconoscere a sufficienza quelle che ci ha già concesso, ringraziandolo per questo.
  2. DESIDERARE E CHIEDERE LE ISPIRAZIONI dobbiamo chiederle in tutte le circostanze della nostra vita, nei momenti particolari, di fronte a scelte importanti. Chiedete e vi sarà dato (Lc 11,9)
  3. NON RIFIUTARE NULLA A DIO è importante che in noi ci sia una decisa e costante determinazione nell’ubbidire a Dio in ogni cosa, grande o piccola che sia, senza nessuna eccezione (non accettando solo quanto ci piace). Più Dio ci vede in questa disposizione di totale docilità, più ci concede le sue ispirazioni.
  4. PRATICARE L’OBBEDIENZA FILIALE E FIDUCIOSA chi non riesce a ubbidire alle persone, che gli piaccia o no, si culla solo di dolci illusioni se crede di essere capace di ubbidire allo Spirito Santo. Se non sono mai disposto a rinunciare alla mia volontà (le mie idee, i miei gusti, ecc.) di fronte agli uomini, cosa mi garantisce che sarò capace di esserlo quando sarà Dio a chiedermelo?
  5. PRATICARE L’ABBANDONO non si tratta di cadere nel fatalismo o nella passività, né di dire che tutto quel che succede è volontà di Dio, infatti Dio non vuole il male né il peccato. Molte cose che accadono non sono volute da Dio, egli le permette nella sua saggezza che rimane scandalosa per la nostra intelligenza. Dopo aver fatto ciò che è in nostro potere, siamo invitati, davanti alle cose che ci vengono imposte dagli eventi, a vivere in un atteggiamento di abbandono e fiducia filiale, nella fede che Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio (Rom 8,28).
  6. PRATICARE IL DISTACCO se siamo impossibilitati a realizzare una cosa, un progetto, una relazione, non ne dobbiamo fare un dramma. L’attaccamento alla nostra “saggezza”, anche quando questa si prefigge obiettivi eccellenti, è forse il peggiore ostacolo alla docilità allo Spirito Santo. Visto che lo scopo perseguito è buono ci giustifichiamo con una caparbietà che ci acceca, senza renderci conto che il modo in cui pretendiamo che la nostra idea si realizzi non sempre corrisponde ai piani di Dio.
  7. PRATICARE IL SILENZIO E LA PACE lo Spirito parla e agisce nella pace e nella dolcezza, mai nel turbamento e nell’agitazione. Non è facile, ma a forza di praticare l’abbandono, l’umiltà, l’accettazione dei nostri limiti, ci riusciremo sempre meglio.
  8. PERSEVERARE NELL’ORAZIONE per fortificarci nella determinazione a non rifiutare nulla a Dio, per praticare il distacco, l’abbandono filiale, per imparare ad amare il silenzio e per scoprire il luogo del cuore in cui lo Spirito ci sollecita.
  9. ESAMINARE I MOVIMENTI DEL NOSTRO CUORE se mettiamo in pratica tutti i punti precedenti riusciremo a volgere un’attenzione sempre maggiore a ciò che avviene nel luogo più importante e profondo di noi stessi: è il luogo più intimo del cuore dove lo Spirito Santo fa nascere le sue mozioni. Si tratta di vivere in un continuo desiderio di Dio, di calma interiore, di preghiera, in modo tale che, se nel nostro cuore si risveglia un movimento della grazie, non lo soffochiamo nel rumore di fondo, ma gli permettiamo di emergere. Impareremo a distinguere i movimenti disordinati, cioè impulsi a fare o dire qualcosa la cui origine non è sana. In questi casi siamo mossi dal timore, dal risentimento, dalla collera, dall’aggressività, ecc. Altre volte avvertiremo i movimenti buoni: desiderio sincero e disinteressato di aiutare qualcuno, impegno a collaborare, ecc. Questi movimenti buoni possono avere un’origine naturale o soprannaturale.
  10. APRIRE IL CUORE A UN PADRE SPIRITUALE Dio benedice questa apertura in quanto manifesta un atteggiamento di umiltà, di fiducia nell’altro e mostra il desiderio di compiere la volontà di Dio.

Questi dieci punti sono spiegati in modo molto sintetico, li potete approfondire direttamente sul volume da cui prendono spunto.

Concludiamo suggerendo che anche la confessione frequente, anche se non dovesse sfociare in direzione spirituale, è una fonte di purificazione del cuore da non trascurare e una luce per comprendere quello che avviene nella nostra anima.

Mettendo in pratica queste indicazioni potremo cominciare a sollecitare le ispirazioni; nel prossimo articolo vedremo come capire se le mozioni che sentiamo nel cuore sono le ispirazioni che vengono da Dio.

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