La Comunione sacrilega

La comunione sacrilega è un peccato molto grave per un cristiano ed il grande problema è che spesso se ne ignora la natura, e, soprattutto, le conseguenze. Cos’è la comunione sacrilega? Quando si verifica questa situazione? Alla base della sua origine troviamo soprattutto un uso sacrilego dei sacramenti della penitenza (la confessione), un fenomeno oggi diffusissimo.

eucaristia

Un sacrilegio è una deplorevole mancanza di rispetto verso quanto è degno di venerazione.

Si tratta di una vera e propria piaga della Chiesa, che indebolisce enormemente il vigore dei suoi figli; nel momento in cui si entra in stato di peccato mortale si perdono infatti molte grazie altrimenti concesse dall’Altissimo. Per contro, accresce il potere del Nemico dell’umana salvezza.

La comunione diventa sacrilega quando viene ricevuta da una persona in stato di peccato mortale

Nelle nostre chiese, assistiamo a vere e proprie processioni di gente che si accosta alla santa comunione; o meglio, della piccola percentuale di popolazione che partecipa ancora alla Santa Messa, quasi tutti ricevono la comunione con una leggerezza che lascia a dir poco sconcertati. Ci si concede di accostarsi a ricevere il corpo di Cristo in un clima che spesso indulge a un malinteso senso di gioia e di festa, nella più piena inconsapevolezza di ciò che si va a ricevere.

Le nostre nonne ci raccontavano che, quando erano giovani, ben pochi osavano accostarsi alla santa comunione, pur essendo vastissima la percentuale di cattolici che regolarmente frequentavano la santa Messa domenicale (oltre l’80%). Questo non perché, come qualcuno tuttora insinua, si aveva un’idea di Dio terribile e inadeguata, ma perché era chiaro quanto veniva insegnato, in modo semplice e chiaro, dall’immortale catechismo di san Pio X, secondo cui per accostarsi alla santa comunione, oltre che aver osservato il digiuno eucaristico, occorre essere in grazia di Dio e pensare e considerare Chi è Colui che si va a ricevere.

Oggi, purtroppo, la frequenza regolare alla santa Messa domenicale è scarsa (in Italia oscilla tra l’8 e il 15), una scarsissima frequentazione del sacramento della confessione ma un vero e proprio “arrembaggio” all’altare quando si tratta di ricevere la comunione!

Quali sono le irriverenze verso l’ostia consacrata, corpo di Cristo

Anche senza arrivare a commettere una vera e propria comunione sacrilega è frequentissimo osservare le numerose irriverenze che vengono compiute quotidianamente, anche da fedeli che frequentano la Santa Messa infrasettimanale. Irriverenze dovute spesso a ignoranza intesa come non conoscenza; nel corso degli ultimi decenni è venuta a mancare sempre più la spiegazione, la conoscenza e la presa in coscienza di quale sia l’atteggiamento adeguato (anzi, dovuto) di accostarsi alla comunione.

Molte persone si accostano alla comunione ridendo e scherzando, qualcuno “porta a spasso” la sacra particola, che viene masticata e deglutita quasi come fosse una caramella e, terminata la santa Messa, si affretta a scappare fuori immediatamente, anche perché, purtroppo, qualora si volesse soffermare (come doveroso) nel ringraziamento a Gesù eucaristico, si imbatterebbe nella triste realtà di Chiese trasformate in una specie di foro, dove si chiacchiera, si ride e si scherza senza alcuna considerazione della sacralità del luogo, della presenza di Colui che abita nel Tabernacolo e della giusta esigenza di coloro che desiderano, nel silenzio e nel raccoglimento, ringraziarlo, adorarlo, lodarlo, benedirlo e supplicarlo. Sono parole crude e tristi, ma amaramente costatabili da chiunque si limiti semplicemente ad osservare.

Ed è ancora più triste considerare che quasi nessuno si renda conto dell’enormità e della gravità di tali peccati.

Si pensi ancora al tristissimo e quanto mai diffuso fenomeno di fedeli che, in occasione di funerali di qualche persona cara, osano accostarsi alla santa comunione, pensando di fare cosa buona o addirittura doverosa per il defunto, quando magari si tratta di persone che non mettono piede in Chiesa da anni e sono lontane dal confessionale da più anni ancora. Questo è un esempio di vera e propria comunione sacrilega, ricevuta da una persona in chiaro stato di assenza di grazia o, detto in modo più crudo, in stato di peccato mortale.

L’ammonizione degli Angeli contro il più grave dei peccati

Non è senz’altro un caso che nel lontano 1916, in previsione dell’attuale stato di grave e continua profanazione del più grande e del più santo dei sacramenti, l’Angelo del Portogallo, apparendo in visione ai tre pastorelli di Fatima, li invitò a guardare un’Ostia consacrata di nostro Signore “orribilmente oltraggiato” nel santissimo sacramento ed a prostrarsi in atto di riparazione verso così grave crimine.

Anche a detta di una schiera innumerevole di santi, è in assoluto il più grave dei peccati che si possa commettere, il meno perdonabile e quello che produce le peggiori conseguenze sia nella singola persona che nella Chiesa intera, dando un potere enorme al Nemico dell’umana salvezza.

La comunione sacrilega trasforma il sacramento che è “farmaco di immortalità” (per chi vi si accosta degnamente) in veleno mortale, come ci avverte con monito severo l’Apostolo delle genti, secondo cui chi si accosta indegnamente alla mensa del Signore mangia e beve la sua condanna.

Leggiamo nella Sacra Scrittura, alla Prima lettera ai Corinzi 11,27-29

Perciò chiunque mangia il pane o beve il calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché che mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

Soffermiamoci un attimo anche a considerare la trascuratezza con la quale si cura la condizione per una comunione degna e fruttuosa, ovvero pensare e considerare Chi è Colui che si va a ricevere.

Il raccoglimento orante, la rinnovazione del proprio pentimento con un atto di dolore, la cura di infervorare e accendere i desideri del cuore con qualche breve e fervente giaculatoria e comunione spirituale, unitamente ad una grande compostezza e dignità del portamento e dei gesti soprattutto nell’atto di ricevere nostro Signore, dovrebbero essere la norma in tutti i fedeli.

Tristemente si osserva tutt’altro nelle “processioni” per la comunione e nel modo di ricevere le Sacre Specie.

Ringraziamo il Pontefice emerito Benedetto XVI, per aver avuto il coraggio di rompere un muro di silenzio dinanzi ad “abusi al limite del sopportabile” e di aver inaugurato, con l’esempio e con la parola, un modo di accostarsi a nostro Signore che esprima l’adorazione che gli è dovuta e che ricordi a tutti che altro è ricevere un pezzo di pane, altro è ricevere Gesù Cristo nostro Dio vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Esempio che appare condiviso e seguito dal suo successore e che si spera faccia sempre più breccia nel cuore di tutti i pastori.

Rivolgiamo alla nostra Madre Santa tutte le nostre preghiere perché possiamo, noi per primi, avere sempre la capacità di ricevere il Suo Santo figlio in modo degno e aggiungiamo le più accorate preghiere affinché tutti i fedeli facciano lo stesso.

Tratto da La piaga delle comunioni sacrileghe di Don Leonardo Maria Pompei

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